Un’interpretazione da antologia, al di là dell’aspetto “morboso”. Grandissimo il trucco (su Due Facce hanno fatto miracoli) e grandi gli effetti speciali, con un uso limitato della Cgi, come si faceva una volta, e esplosioni che sembrano tanto “vere”.
Unica pecca tecnica potrebbe essere la colonna sonora (che viste le firme in comune ricorda i film di Shyamalaian per come usa i suoni sordi per aumentare la tensione) che non resta memorabile e non resta impressa se non in un paio di passaggi (che poi è la stessa del trailer, in quei casi). Visto chi li circonda, passano in secondo piano le interpretazioni di Maggie Gyllenhaal e Christian Bale, insulsa la prima, solo buono il secondo.
Oltre al contrasto sui tre modi di vedere la vita (Bruce Wayne/Joker/Harvey Dent), al centro della trama c’è una guerra tra gang che ricorda un po’ Dick Tracy e un po’ certi vecchi gangster movie e che dona al film un sapore noir e realistico che è in linea con Batman Begins e con una visione moderna del personaggio.
Il Batman di quel grande regista e ancora più grande sceneggiatore che è Christopher Nolan (con il fratello Jonathan) è più vicino a quello modernissimo di Ed Brubaker, Paul Dini e Greg Rucka, e prende spunto qua e là da Long Halloween, Year One, Prey e Killing Joke, quattro grandi storie del Cavaliere Oscuro che rovistano nella psiche e nelle motivazioni dei personaggi scoprendone lati realistici che proprio per la loro quotidianità turbano e affascinano. Non solo: Nolan tiene fede alle promesse del primo capitolo, costruisce una continuità non solo fatta di apparenze e di strizzate d’occhio ma che porta i personaggi a evolversi e integrarsi (Gordon e Lucius Fox), incastra alla perfezione gli eventi con rimandi qua e là all’interno della storia (la mamma malata della poliziotta Ramirez), costruendo sottotrame utili allo sviluppo principale e regalando strizzate d’occhio tipiche del fumetto (i dialoghi tra Bats e il Joker, il personaggio di Sal Maroni).
Il Cavaliere Oscuro è un film completo e bellissimo, dove anche l’impossibile sembra reale, e con un finale lungo e poetico (che con il suo flash-forward ci proietta verso un terzo capitolo che si può solo sperare altrettanto bello). C’è amore, suspense, giallo, violenza, horror psicologico, effetti speciali, super eroi, dilemmi sulla condizione umana e riferimenti a cultura alta e bassa che ci invitano a vedere e rivedere il film (cosa che nessuno si immaginerebbe per certi blockbuster). Dura tanto, e tanto meglio: non è un prodotto affrettato, non si confonde e non ci confonde, quando lo fa è per ingannarci (rendendoci partecipi dei tranelli del Joker) e non per errori della regia o della sceneggiatura. È diventato uno dei miei film preferiti di tutti i tempi e probabilmente sarà salutato come la nuova pietra di paragone per i film tratti dai fumetti.
PS: credo che ormai l’unica persona a non averlo detto è sua madre, ormai: il doppiaggio di Claudio Santamaria è improponibile. Peccato.
Il miglior film su Batman mai fatto… secondo me, ovviamente.